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7 OTTOBRE 2023: IL GRAVISSIMO ATTACCO A ISRAELE IN UN TERRITORIO SENZA PACE

Il 7 ottobre 2023 si è assistito a un nuovo grave capitolo di violenza nel lungo conflitto tra Israeliani e Palestinesi. Il gruppo radicale palestinese Hamas, organizzazione politico-militare che ha come obiettivo la creazione di uno stato palestinese indipendente e la resistenza contro l'occupazione israeliana, usando metodi controversi e azioni terroristiche, ha avviato un attacco senza precedenti, nei confronti di Israele, soprattutto nei confronti dei civili, sia per il tipo di operazione sia per il numero delle persone uccise. A questa operazione Israele, per il momento, ha risposto bombardando la Striscia con lo scopo finale di eliminare una volta per tutte Hamas.

Tale azione, però, sta avendo conseguenze catastrofiche soprattutto per gli abitanti di Gaza. 

Il preoccupante conflitto, tutt’ora in corso e seguito con apprensione dal mondo intero, ha rinfocolato considerevolmente i timori per una regione che da tempo non trova pace. Ciò che sta accadendo in Palestina è un ulteriore sintomo della complessità di una controversia che dura da anni.

Proviamo quindi, ad analizzare le cause profonde di questa crisi tra due popoli che condividono una storia intricata e tumultuosa. 

Per comprendere meglio ciò che sta accadendo va analizzato innanzitutto il contesto storico nel quale si svolgono. Il conflitto israelo-palestinese affonda le radici nel XX secolo. La dichiarazione di indipendenza di Israele, dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1948, e l'esodo palestinese che ne è seguito hanno creato tensioni iniziali che persistono fino ai giorni nostri. La questione dei rifugiati palestinesi e il diritto al ritorno sono ancora un importante punto di scontro. Ma ciò che rimane al centro del conflitto è la disputa territoriale. Mentre gli accordi di Oslo del 1993 avevano promesso una soluzione a due stati, la questione dei confini e degli insediamenti continua a essere una fonte di contesa. La Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est restano regioni chiave di discordia. 

Un altro grande problema è la diversità religiosa e culturale che caratterizza l’intera regione, aggiungendo un ulteriore strato di complessità al conflitto. Gerusalemme, una città sacra per ebrei, cristiani e musulmani, infatti, è da sempre centro delle tensioni. Le convinzioni religiose e storiche di entrambe le parti spesso ostacolano qualsiasi tentativo di compromesso. Tutte queste questioni sono aggravate da episodi di violenza ricorrente tra Israeliani e Palestinesi alimentando così un ciclo infinito di rappresaglie e controrappresaglie. La violenza costante alimenta l'odio e mina gli sforzi per una pace duratura. A rendere ancora tutto più difficile è l’instabilità politica della regione. Le divisioni delle fazioni palestinesi, tra cui Fatah e Hamas, rendono complessa la presentazione di una voce unificata. D'altra parte, le divisioni all'interno del governo israeliano influiscono, a volte, sulla sua capacità di perseguire una politica estera coerente. 

Il coinvolgimento internazionale di altri Paesi complica ulteriormente lo scenario. Gli interessi geopolitici di varie nazioni nella regione: come l’Iran e il Libano sottraggono la priorità alla pace. Le promesse di supporto, le prese di posizione e la fornitura di armi hanno sicuramente spinto e accelerato il conflitto di questi giorni. Il punto più grave di questa controversia resta comunque la scarsità, negli anni, di un dialogo costruttivo tra le parti e che rimane fondamentale per una soluzione pacifica. La mancanza di fiducia reciproca, l'assenza di incontri significativi tra le leadership e la scarsità di volontà politica sono una delle tante conseguenze che stanno insanguinando la Striscia di Gaza. 

I fatti terroristici da parte di Hamas, del 7 ottobre, rappresentano fino a oggi, il capitolo forse più triste e grave nella storia del conflitto israelo-palestinese. La pace richiede uno sforzo costante e per provare a raggiungerla ci vuole il coinvolgimento della comunità internazionale e un cambiamento da parte di tutti nelle dinamiche culturali, politiche e storiche. 

Solo quando entrambe le parti saranno disposte a trovare una soluzione che riconosca i diritti e le aspirazioni dell'altra, potremo sperare di vedere un futuro di pace che in questi giorni appare, invece, così irraggiungibile e lontano.

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